The long Road - Nickelback

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Sabagod
00sabato 25 ottobre 2003 21:18
I Nickelback sono una di quelle formazioni che non riuscirà mai a mettere d'accordo gli appassionati.
Fra i sostenitori della prima ondata grunge che imputano ai canadesi una commercializzazione delle angoscianti sonorità "made in Seattle" e coloro che invece ne apprezzano la vena melodica non può esserci mediazione. Forse la verità di questa diatriba sta, come molto spesso accade, nel mezzo.
Dopo due album scadenti quali "The State" e "Curb", devono la propria esplosione commerciale alla produzione killer del grande Rick Parashar (in cabina di regia già con i Pearl Jam) e ad un fortunato hit ("How You Remind Me") perennemente in rotazione sui circuiti audio/televisivi. Chiaro dunque che, dopo i fasti commerciali di "Silver Side Up", fosse forte la curiosità nel tastare il polso della band e valutarne l'evoluzione artistica.
Va detto subito che in termini di crescita musicale "The Long Road" non aggiunge nulla di nuovo alla proposta tipica della band: un hard rock dal forte tasso energetico che molto spesso entra in simbiosi con il pop; suoni cristallini, distorsioni al cardiopalma e una grande attenzione verso la componente melodica del proprio sound. La medesima ricetta che viene accuratamente servita nel nuovo platter, senza alterazioni di sorta: complessivamente oggi i Nickelback sembrano avere una marcia in più, hanno un approccio molto più live con il loro repertorio, elemento evidente sia nei cantati che nelle prestazioni individuali dei musicisti.
Ne giova il disco nel suo complesso, che suona uniforme e compatto, ma soprattutto è assente quella fastidiosa sensazione di 'brano riempitivo' che accompagnava diverse loro composizioni del passato, opache comprimarie dell'hit di turno. Ecco allora la nuova ballad/tormentone "Someday" convivere serenamente con l'irruenza di "Flat On The Floor" o con la crepuscolare "Feelin' Way To Damn Good", e il cantato di Chad Kroeger toccare vette espressive mai raggiunte sino ad oggi. Che li si ami o li si detesti non ha importanza, conta piuttosto ribadire la perseveranza di questa formazione nel seguire la propria strada, senza preoccuparsi delle critiche dei media. Non avranno il genio e l'ispirazione dei paladini del grunge, ma restano un act valido, capace di scrivere bellissime canzoni. E scusate se è poco!

Voto: 7

Rugantino7
00sabato 25 ottobre 2003 22:42
Benfatto Saba [SM=g27811]
Alakazam
00lunedì 27 ottobre 2003 14:50
[SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
concordo col tuo giudizio [SM=x248574]
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