Muse - Absolution

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Sabagod
00sabato 14 febbraio 2004 14:32
ecco qui due recensioni completamente discordanti del nuovo disco dei Muse...

MUSE
Absolution

La Santissima TrinitàTM del post-indie-nu-progressive anno domini 2003 si è schierata in campo. L'accademia dei sopravvalutati al gran completo (cit), il Triste Baraccone del più pomposo, finto e autolesionista postrock concepito e concepibile; l'incubo di chiunque abbia mai amato un qualsiasi gruppo rock che pestasse. Una triste vicenda di quelle che di tanto in tanto colpiscono il rock, non si capisce bene perché, una parabola discendente del cattivo gusto che incrocia le programmatiche elucubrazioni superarrangiate di Mars Volta, A Perfect Circle e finalmente Muse. Se nei primi il processo di addizioni e sottrazioni pare almeno in parte soggiacere ad una sorta di progetto globalizzatore che si può in qualche modo spiegare a partire dall'insofferenza dei personaggi coinvolti negli ATDI per il macrocosmo del pop, e nel secondo caso si tratta semplicemente di un gruppo di cloni del cazzo (cit), i Muse racchiudono in sé tutto il peggio che il mondo del rock ha saputo offrire nella sua storia. Superarrangiamenti, tecnicissimi e in alta fedeltà, che reggono il gioco al cantante più tristemente finto-emozionale mai esistito, Matt Bellamy, responsabile anche di quegli orrendi giri di chitarra. Qualcuno l'ha chiamato il nuovo Hendrix (cit), non rendendosi conto che qualcuno i giornali li legge. Musicalmente, Absolution è il perfetto punto di arrivo per un'ideale trilogia del cattivo gusto in cui ogni capitolo aumenta l'efferatezza e la mancanza di pudore rispetto al precedente, con quegli orribili sdoppiamenti chitarra-piano che fanno tanto "cangiante/eccesivo" (cit), il tutto inghiottito dallo spleen più falso ed onanista del mondo, con Matt che continua ad insistere su quei falsetti. Non potete immaginarne la pochezza, Origin Of Simmetry al confronto è puro punk. È uno di quei dischi così sbagliati alla radice che emana un fascino strano e perverso, come i peggiori film di Joel Silver o La Tigre E Il Dragone o Zalman King, o Yngwie Malmsteen o Barbara Chiappini o qualcosa del genere. In un mondo perfetto questo obbrobrio sarebbe lasciato a fare ragnatele sugli scaffali dei megastore alla lettera M della sezione "rock stranieri", accanto a Pat Metheny e ai Manowar. Ma sappiamo bene come andrà a finire, tutti noi ci avremo in qualche modo a che fare: passerà nelle radio, in discoteca, e probabilmente leggerete con i vostri occhi le notizie del prossimo sold-out dei Muse del cazzo nel primo palazzetto che riuscirà ad accaparrarseli. Prendete il coraggio a quattro mani ed affrontate tutto questo da uomini.

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Muse - Absolution


Ascoltare il terzo disco dei Muse è come vivere un sogno, uno di quei sogni fatti di colpi di scena, di particolari nitidi e sequenze interminabili di paesaggi colorati, simili ai dipinti di Botticelli. "Absolution" doveva essere l'album della verità per il trio inglese e così è stato: il verdetto è unanime a decretare con certezza che i Muse sono una delle band più innovative a cavallo tra i due secoli. "Absolution" è un album perfetto in ogni sua nota, ogni suo rumore, ogni sua parola. Per entrare nel tunnel che porta al paese dei sogni, Bellamy ha pensato questa volta di usare la drammaticità del pianoforte e tutta quella vibrante emozione che questo strumento sprigiona sotto la pressione delle sue dita.
Tra i momenti più originali del disco di sicuro c'è da ricordare la splendida "Stockholm syndrome" con la sua ritmica inusuale, serafica, potente, che poi esplode poi nella delicatezza di vocalizzi angelici. La magnificenza del songwriting viene espressa in maniera incomparabile nella soave ballata dal titolo "Blackout" che ricorda, per qualche elemento, il brano "Unintended" presente nel primo album. L'uso delle orchestrazioni è una delle novita di questo disco ed è una scelta decisamente azzeccata, considerando l' imponente resa di un brano come "Butterflies & Hurricanes" in cui l'assolo di pianoforte rincorre la sezione di archi ricordando composizioni sinfoniche di alto livello. Non mancano ovviamente i brani in puro stile Muse come "Hysteria" e "The small print", ma anche in questi brani, che chiamare "ordinari" è un'offesa, ci sono elementi impercettibilmente innovativi che rendono l'ascolto più definito e avvincente. "Absolution" è insomma un viaggio nell'inconscio fatto di suoni ancestrali tra elettronica ed effetti analogici che creano la colonna sonora per i quattordici brani dai quali è composto, quattordici storie che lasciano già da ora un segno indelebile nella storia del rock.


che ne pensate?

Alakazam
00lunedì 16 febbraio 2004 14:02
forse un po' meno "alternative" dei precedenti, comunque un album apprezzabile[SM=g27811]
Rugantino7
00lunedì 16 febbraio 2004 22:29
devo dire che ho sempre apprezzato i Muse in liena di massima e volendo anche l'ultimo lavoro mi sembra buono, specialmente il singolo più rappresentativo
Sabagod
00lunedì 16 febbraio 2004 23:37
Re:

Scritto da: Rugantino7 16/02/2004 22.29
devo dire che ho sempre apprezzato i Muse in liena di massima e volendo anche l'ultimo lavoro mi sembra buono, specialmente il singolo più rappresentativo



cioè Hysteria (quello nuovo) o il primo (Time is running out)?
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